Da molti anni ormai gli osteopati e i dentisti lavorano a stretto contatto nel trattamento delle problematiche dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM). La ricerca scientifica in questo campo è molto ampia.
I disordini dell’ATM causano disturbi non solo a livello locale, ma anche problematiche a distanza quali dolori al collo o alla schiena e squilibri posturali, a causa delle connessioni articolari e miofasciali che collegano la mandibola a questi distretti. Allo stesso modo, le problematiche posturali e della colonna possono influenzare il corretto funzionamento delle strutture dell’apparato stomatognatico.
Lo studio condotto da De Lazzari Stefania nel 2016, per il conseguimento del Master of Science in Osteopathy (MSc), rilasciato dalla Dresden International University (DIU) ha riportato risultati soddisfacenti in merito al trattamento osteopatico nei soggetti esaminati, affetti da disturbo dell’Articolazione Temporo Mandibolare.
Introduzione
TITOLO: Effetto immediato del Trattamento Osteopatico Craniale in pazienti affetti da SADAM, valutazione tramite il Kinesiografo. Studio clinico controllato.
Osteopatia craniale
L’osteopatia craniale si sviluppò nel 1900 grazie al contributo del Dr. William Garner Sutherland. In seguito a numerosi esperimenti su sé stesso e sui pazienti, egli arrivò a individuare e a definire un Meccanismo Respiratorio Primario (MRP) che coinvolge tutti gli elementi dell’asse cranio sacrale. Precedenti revisioni della letteratura evidenziano una scarsa scientificità degli studi relativi al trattamento in ambito craniale, contribuendo a diffondere incertezze in merito alla validità dello stesso.
I disturbi dell’Articolazione Tempo Mandibolare
La Sindrome Algico Disfunzionale dell’Articolazione Temporo Mandibolare (SADAM) è una sindrome molto complessa che colpisce circa il 10-15% degli adulti, favorendo l’insorgenza di alcuni disturbi tra i quali dolore alla mandibola e ai muscoli associati, limitazione e/o deviazione della cinetica mandibolare, malocclusione dentale, rumori articolari (click mandibolare), bruxismo, cefalea, acufeni e vertigini.
Studi precedenti hanno indagato l’efficacia del trattamento osteopatico sui pazienti affetti da questa problematica, sempre però associando l’intervento osteopatico al trattamento odontoiatrico o ortodontico.
Obiettivi
Lo scopo della ricerca è di testare se un trattamento craniale condotto su pazienti affetti da SADAM possa indurre variazioni sui movimenti mandibolari nelle tre dimensioni dello spazio, partendo dal presupposto che la mandibola articola con le ossa craniche. L’obiettivo è di valutare le modificazioni dei tracciati registrati dal Kinesiografo dopo la seduta e quindi di dimostrare gli effetti dell’intervento osteopatico sulla patologia presa in esame.
Metodi
Strumento di misurazione
La Kinesiografia è la disciplina che studia la funzione individuale attraverso il movimento della mandibola. Il Kinesiografo registra i movimenti della mandibola mediante un sistema di rilevamento a sensori magnetici opportunamente interfacciato ad un computer (Key-System). La rilevazione si effettua per mezzo di un magnete (sensore attivo) – sorgente di campo magnetico – che va posizionato a livello della sinfisi mandibolare in zona interincisiva e di una maschera (sensore passivo), solidarizzata al cranio, che rileva la posizione del magnete nei tre piani dello spazio. L’esame kinesiografico rappresenta graficamente la dinamica dell’articolazione temporo-mandibolare attraverso 8 tracciati.
Soggetti
Trial clinico controllato compiuto su 40 pazienti, tra i 25 e i 50 anni, di cui 20 assegnati al Gruppo Sperimentale (GS) e 20 assegnati al Gruppo di Controllo (GC). I soggetti erano equamente divisi tra GS (media = 38.25 – DS = 8,384666) e GC (media = 36.55 – DS = 8,629661). La sperimentazione è avvenuta in un’unica seduta, durante la quale il Gruppo Sperimentale ha ricevuto una prima misurazione, un trattamento craniale e una seconda misurazione, mentre il Gruppo di Controllo ha ricevuto una prima misurazione, nessun trattamento e una seconda misurazione. Le tecniche utilizzate coinvolgevano la base cranica, le ossa della faccia, la linea centrale cranica, i temporali e l’asse membranoso cranio-sacrale. Le misurazioni e le valutazioni dei risultati sono state realizzate in cieco.
Risultati
Lo studio ha evidenziato modificazioni di tutti i tracciati nel Gruppo Sperimentale, che ha ottenuto miglioramenti statisticamente significativi per tutti gli 8 parametri, mentre il Gruppo di Controllo ha riportato modificazioni statisticamente significative solo su uno dei tracciati: Base (GS: Z = – 3,416a, p = 0,001; GC: Z = 0,577a, p = 0,564); Velocità (GS: Z = -3,638a, p = 0,000; GC: Z = – 0,447a, p = 0,655), Postura (GS: Z = – 3,839a, p = 0,000; GC: Z = -1,342a, p = 0,180), Miocentrica su Tempo (GS: Z = – 3,874a, p = 0,000; GC: Z = – 2,121a, p = 0,034), Miocentrica (GS: Z = – 3,624a, p = 0,000; GC: Z = – 1,890a, p = 0,059), Deglutizione (GS: Z = – 3.360a, p = 0,001; GC: Z = – 0,000b, p = 1,000), Protrusiva (GS: Z = – 3,714a, p = 0,000; GC: Z = – 1,414a, p = 0,157), Lateralità (GS: Z = – 3,787a, p = 0,000; GC: Z = – 1,732a, p = 0,083).
Conclusioni
Il grande interesse del mondo scientifico verso la Sindrome dell’Articolazione Temporo Mandibolare è dovuto alla forte incidenza che presenta questa multiforme patologia.
Lo studio conferma l’ipotesi iniziale, ossia che la terapia osteopatica craniale può apportare delle modificazioni con conseguente variazione dell’escursione dei movimenti mandibolari misurabili attraverso lo strumento, risultando quindi efficace sui soggetti affetti da SADAM.
Tuttavia, la terapia craniale non può essere utilizzata in maniera isolata, ma si deve considerare come parte integrante di un approccio che coinvolga il paziente nella sua totalità.
Gli esiti della ricerca meritano ulteriori approfondimenti; studi futuri, con un numero più ampio di soggetti, potrebbero contribuire a validare ulteriormente i risultati ottenuti, promuovendo l’integrazione della pratica osteopatica con le discipline specialistiche, nella cura della patologia presa in esame.
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